Io non sono una blogger nel senso che ho voluto fare un esperimento diverso,
fare moda e non attraverso un blog, ma creare semplicemente un salotto
attraverso un social network in cui potessero interagire tutti, e non solo
l'utente settoriale da blog, per intenderci. Questo "sdoganamento" o
democratizzazione non ha significato impoverimento di contenuti, anzi, ma fare e
parlare di un tipo di moda diverso, più letterario, concettuale, per così dire
psicanalitico, per me cosa fondamentale perchè mi occupo di comunicazione e ho
lavorato a contatto con le donne in ambito medico-sanitario, universitario ecc.
L'immagine della donna è qualcosa che è ovunque, è qualcosa di intimo, personale
e non si lega solo ad un abito. E' qualcosa di più profondo. Tra me ed Angelo è
stata una sfida. Io dovevo in qualche modo "uscire" dai miei canoni, forse un pò
rigidi, sciogliermi in qualche modo ed entrare in un contesto creativo
emergente, fashion, in cui le parole chiave fossero "contaminazione", appunto, e
"sperimentazione", un contest aperto insomma alla sperimentazione di modalità
nuove di fare comunicazione, immagine, moda, cioè sfruttando tutta l'energia
potenziale del social network, creando una rete. Bhe, noi abbiamo l'esperienza
di Beppe Grillo che ha creato un movimento politico a costo 0 su internet. Tutti
noi lavoriamo con l'immagine e a più livelli, l'importante è il modo con cui
questo si fa, quando si lavora con l'immagine si lavora in primis con la
psicologia della donna, per cui se vogliamo che il nostro diventi un lavoro o
comunque rimanga una passione dobbiamo appunto approcciarci alla psicologia
femminile, sapere cosa vogliono cosa cercano ecc, ma soprattutto "dare quello
che vorrebbero e forse solo immaginano", renderlo realtà, altrimenti facciamo
niente, e lavorare con l'immagine significa sperimentare, è questo che Angelo fa
con il suo progetto ed è per questo che ho cercato di legare quello che faccio
con quello che fa lui. Ho avuto modo di conoscere delle stiliste e il mondo
blogger, capire come funziona e si muovono, perchè loro sono lo specchio della
donna mediatica e della donna che si veste. Questo mi ha dato una chance in più,
spero di aver dato io qualcosa a loro ma di aver preso molto anche da loro.
L'esperienza con MVR, l'aver conosciuto di conseguenza lo staff di Grazia
Palese e gli altri con il GlamPro è un'esperienza aperta, mi ha permesso di
attingere a tutto il materiale umano che si muove attorno all'immagine e mi ha
sciolta moltissimo tanto è vero che attingendo a questo mondo mi sono
"palestrata", ho iniziato a muovermi con più scioltezza, e ora faccio consulenza
per un master femminile in comunicazione. Credo che un'esperienza di questo tipo
permetta soprattutto e lasci liberi di personalizzarla, non c'è nessuna
imposizione dall'alto, ognuna di noi ha attinto e l'ha personalizzata a suo
modo, con le sue aspettative e le sue modalità Il concetto è: io ti dò
un'opportunità di farti vedere e tu fallo sentendoti libera di essere come
sei.